Monselice è tra le più note città murate del Veneto. Nei primi del Cinquecento facevano parte ben cinque ordini di mura e quattro porte fortificate, diventate nei secoli successivi sette. Le prime difese furono realizzate già nel VI secolo d.C., al tempo dei Bizantini che fortificano la Rocca per difendersi dai Longobardi. Nei secoli successivi e fino al XVI secolo d.C. il sito difensivo fu perfezionato, a fasi alterne, secondo le esigenze militari delle varie dominazioni che si contendevano il territorio. Il 6 marzo 1239, ci ricorda il Rolandino da Padova giurista e letterato del 1200, l’imperatore Federico II venne a Monselice è ordinò che la città fosse chiusa a protezione da imponenti mura e torri.

Successivamente gli Scaligeri e i Carraresi completarono le cinte murarie che si estendevano per quasi 2 chilometri, fino alla cima della Rocca. Monselice era considerata la “porta di Padova”, per questo motivo fu coinvolta in tutte le guerre, più o meno importanti, che furono combattute nel Veneto dal VI al XVI secolo d.C.. Dopo la sconfitta di Agnadello (Battaglia della Ghiarradadda anno 1509) Venezia concentrò la sua attenzione su altre fortezze, ritenute più idonee nel resistere alle terribili armi da fuoco che si stavano costruendo in quel periodo.

Dopo la guerra del 1509, il sistema difensivo fino alla fine del XV secolo, perse la sua rilevanza militare e venne ceduto dalla Repubblica di Venezia ad alcune ricche famiglie veneziane: in primo luogo ai Marcello che acquisirono fin dal 1406 i beni pubblici e le residenze già carraresi e i Duodo che, alla fine del XVI inizi XVII secolo, costruirono una villa a mezzacosta sui resti di una fortificazione nota come «Castello di S. Giorgio». I versanti del colle, vennero terrazzati a giardino ed incisi da scalinate infinite, rispettando tuttavia i resti delle fortificazioni. Solo dalla fine del XVII secolo, i versanti iniziarono ad essere intaccati dalle cave di trachite; già nel 1717 se ne contavano sette inattive e cinque attive. Ma solo con l’introduzione delle nuove tecniche di escavazione, alla metà del secolo scorso, la devastazione divenne irreversibile, in particolare tra il 1880 e il 1923, quando la famiglia Cini, dopo aver acquisito la proprietà di una delle tre cave allora attive, quella sita a monte di Ca’ Marcello, attuarono la distruzione sistematica di una parte consistente del versante occidentale, dove nel periodo dall’Alto al Basso Medioevo si era esteso l’insediamento militare e civile. 

Purtroppo ora rimane ben poco dell’antica imponenza e bellezza del periodo. L’Ottocento vede la città di Monselice affacciarsi all’epoca moderna, ma purtroppo nella logica del tempo, le mura e le torri della città fortificata medioevale furono considerate un ostacolo all’espansione urbana ed in pochi anni vennero drasticamente abbattute. Sulla Rocca invece le cave di trachite “divorarono” le mura poste a est della città, fino a raggiungere il torrione in cima al colle. Per questi motivi nel giro di pochi anni buona parte della mura e delle porte, furono distrutte per sempre.

Agli occhi dei visitatori dei giorni nostri Monselice si presenta comunque con rilevanti testimonianze medioevali, come la Torre Civica, buoni tratti di cinta muraria e soprattutto il monumentale complesso del Castello e del Torrione o Mastio Federiciano. Il Mastio Federiciano risalente al XIII secolo, ora ospita un museo sulle fortificazioni medioevali.

Castello_Monselice_Lovivo_Tour_Experience_Notturna_Ridimenisionata Torrione o Mastio Federiciano Monselice villa-nani-mocenigo1

Castello Cini

Ai piedi del Colle della Rocca si erge in tutta la sua maestosità un complesso architettonico denominato Castello Cini che raggruppa in sé diverse tipologie di edifici. Tra l’XI sec. ed il XVI sec. il Castello è stato residenza signorile, torre difensiva fino a diventare villa veneta. Il Castello è composto da quattro nuclei principali; la parte più antica è la Casa Romanica (XI sec.) che assieme al Castelletto (XII sec.) forma il primo nucleo abitativo.
Nel corso del XIII sec., venne costruita come edificio a se stante, la Torre Ezzeliniana, un possente edificio difensivo voluto da Ezzelino III da Romano. All’interno sono presenti monumentali camini “a torre”, unici in Italia per forma e funzionalità, fatti costruire dalla signoria padovana dei Da Carrara nel sec. XIV.

Nel 1405, dopo l’avvento della Serenissima Repubblica Veneta, il complesso viene acquistato dall’aristocratica famiglia veneziana Marcello che realizza la costruzione di Ca’ Marcello, un palazzo di collegamento fra le preesistenti strutture. I Marcello realizzarono poi l’ampliamento delle sale intermedie della Torre Ezzeliniana per ricavarne una residenza estiva, utilizzata fino agli inizi dell’Ottocento.

I  nobili veneziani Marcello abbellirono il complesso costruendo sulla spianata antistante la Torre, l’edificio della Biblioteca (XVI sec.); ristrutturano il Cortile Veneziano (XVII sec.) e aggiunsero nel corso del ‘700 la cappella privata di famiglia. La caduta della Repubblica di Venezia, avvenuta alla fine del XVIII sec., segna un lento ma progressivo declino dell’antico Castello. La proprietà del Castello passa infine a diverse famiglie locali, tra cui i Girardi-Cini, senza contribuire a sollevare e rigenerare le sorti del complesso. Il colpo di grazia viene inferto dal Regio Esercito Italiano che durante la Prima Guerra Mondiale usufruì il Castello per scopi militari, abbandonandolo nel 1919 interamente saccheggiato e privato di tutti i suoi tesori.

Nel 1935 la proprietà passa per via ereditaria al Conte Vittorio Cini, uomo di grande gusto e raffinatezza intellettuale, che fortunatamente inizia un’accurata ricerca d’oggetti d’arredamento (mobili, dipinti, tappeti, arazzi, ceramiche, strumenti musicali e stoffe) e di armi, restituendo all’interno del Castello l’antica atmosfera medievale e rinascimentale che ancor oggi accoglie i visitatori di tutto il mondo nelle sale residenziali e nella vasta Armeria. Dal 1981 il complesso monumentale del Castello Cini è divenuto proprietà della Regione Veneto, divenendo ufficialmente Museo Regionale.

img monselice-11 Castello Cini

Antiquarium Longobardo

Al piano terra della Biblioteca del Castello di Monselice è stato allestito nell’anno 1998  il Museo Antiquarium Longobardo. Il Museo ospita una piccola necropoli longobarda proveniente dal sito archeologico situato nel Colle della Rocca, lungo il percorso del Mastio Federiciano.
I Longobardi, popolazione germanica originaria della Scandinavia, conquistarono Monselice nel 602 d.C. con il Re Agilulfo, impossessandosi inoltre delle antiche fortificazioni bizantine sul Colle della Rocca.
La necropoli, risalente alla prima metà del VII sec., è formata da cinque tombe con all’interno sette corpi di guerriero e di bambino longobardi e dal loro corredo funerario.  Le tombe e i corpi sepolti, ricomposti nell’attuale sede del Museo, mostrano fedelmente la posizione di ritrovamento. Il ricco corredo funerario è formato da armi, dall’umbone di uno scudo (l’elemento centrale sporgente dello scudo), da oggetti personali (pettini in osso, fibbie e pendenti di cintura) e da una splendida piccola croce in lamina d’oro, con decorazioni riportanti motivi di animali intrecciati.
Il Museo, è un forte punto di partenza per la visita al percorso archeologico del Colle della Rocca e del Museo alla sommità nel Mastio Federiciano.

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Il Santuario delle Sette Chiese 

Il Santuario è il più importante complesso monumentale religioso di Monselice.

Sul dolce pendio del Colle della Rocca, dopo la vista della Pieve di S. Giustina (l’antico Duomo di Monselice), si trova il più importante complesso monumentale religioso di Monselice. E’ il Santuario Giubilare delle Sette Chiese, formato da sei cappelle in successione lungo la via in pendenza che sale fino alla spianata antistante Villa Duodo, dove si trova la Chiesa di S. Giorgio.

Le sette chiese votive sono il frutto del progetto del nobile veneziano Pietro Duodo, che aveva già edificato in questo luogo la propria residenza, con annessa cappella privata. Nel 1605 ottiene da Papa Paolo V il permesso di edificare ed intitolare le piccole chiese come le sette maggiori basiliche romane, ottenendo il medesimo privilegio dell’Indulgenza Plenaria.

Il Santuario, realizzato dall’architetto Vincenzo Scamozzi, rappresenta la Città Santa in miniatura a cui si accede tramite una porta monumentale con alla sommità la scritta “Romans Basilicis Pares”, che introduce alla via romana. Nelle chiesette sono presenti sei tele del pittore Palma il Giovane (1548-1628) con raffigurate le basiliche romane corrispondenti alle titolazioni di ciascuna cappella. Nella settima chiesa, quella di S. Giorgio, nel 1651 vengono portati da Roma i corpi di tre martiri e numerose reliquie. L’introduzione di nuove importanti reliquie, nell’anno 1713 induce la famiglia Duodo ad aggiungere a fianco della chiesa un vero e proprio santuario in cui conservare i Corpi Santi.

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Villa Duodo

La Villa sorge sulla piazza dove termina la via del Santuario, creando una visione molto scenografica. Costruita verso la fine del XVI secolo dall’architetto Scamozzi, inizialmente era costituita da un unico edificio a meridione. La seconda ala della Villa, più imponente e in posizione ortogonale, venne costruita nel 1740. La piazza con al centro la fontana in pietra, è delimitata sul lato del monte da una scalinata adornata dalle statue delle Quattro Stagioni, opere dello scultore padovano Antonio Bonazza (1698-1763). La scenografica scalinata porta all’Esedra di S. Francesco Saverio, con la grotta-nicchia dedicata al Santo che nel 1537 soggiornò nella città di Monselice.

Attualmente la Villa funge da sede distaccata dell’Università di Padova.

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